Il Natale lo si collega spesso e volentieri alla montagna... sarà per la neve, o per quell'antipatico pagliaccio barbuto che vaga tutta la notte sfrecciando su un bob e distribuendo le più disperate vaccate all'orda di piccoli rospi, viziati ed ingrati, li nutrono poichè crescano ebeti e forti, per conquistare un giorno questo immondo pianet........... mi fermo.
Come s'è intuito questo periodo non m'aggrada, quindi non sperate di ricevere un'augurio, anzi, ecco il mio regalo... PRRRRRRRRRRRRRRRRRR!
Dopo aver messo le basi per una serena lettura, mi accingo a narrare la mia scorribanda festiva: Il giorno di St. Stefano è voluto servire come ripicca verso le frustazioni degli ultimi giorni; obbiettivo NEVE. l'intenzione di trovarla c'è tutta;
Il viaggio:
Sveglia alle 4.10, la macchina è già caricata con sci e scarponi, zaino, pelli di foca, bastoncini teleferici.... si parte!
Immerso nella splendida desolazione umana che solo un primo mattino d'inverno può regalarti, sfreccio sulla Torino-Bardonecchia canticchiando gioioso "Il cantico del Drogati" dell'amico Faber.
Direzione Bardonecchia, anzi... siamo più precisi: Francia. C'è chi dice esserci "fioca" sui versanti gallici...
giunto sul confine, sul Colle del Monginevro, illumino furtivo i pendii con l'esile lume della mia lampada frontale dal lunotto dell'auto, sembro Diabolik nella speranza di venire abbagliato da un soffice velo biancastro, ma cosa scopro? La fioritura delle Primule dell'anno, che graziose. Monta l'ira. Poi mi cheto.
Non m'arrendo, torno in Italia, ispeziono i più lugubri versanti della Valle Argentera... in effetti fa più freddo, c'è molto ghiaccio ma non abbastanza neve per far tornare gli sci interi a casa. Mi scopro ad inveire più volte sul Bambin Gesù appena nato. Poi mi cheto.
Spinto dalla disperazione, decido di varcare ancora il colle del Sestriere, nella speranza che la Val Chisone, amica cara e solenne, abbia deciso di farmi un regalo. Il bello è che due giorni prima, ero già passato per una scorribanda, valutando quindi che non v'era neve nemmeno per tirare una palla in faccia a quell'anziano, che brioso tentava di issare l'ultimo fascio di luci sulla balconata. Quella stessa notte tirò anche un vento distruttore. Dunque che cazzo ci faccio la?? Bah.
Niente da fare, conscio che ormai la direzione intrapresa dall'auto riporta verso la pianura, entro nel più atroce sconforto. A consolarmi è "La spada nel cuore" sbraitata dispettoso da Battisti.
Torno a casa con le prime luci del giorno, tolgo la roba dall'auto, scollo malinico le pelli dal fondo degli sci. E' finita....... NO! Ad aspettarmi sarebbe un'altra giornata casalinga o un maledetto pomeriggio fra l'immonda società di questi giorni; c'è ancora tempo, sono solo le 7.30, intravedo in fondo all'armadio il sacco con le ciaspole... salverò il salvabile, senza perder altro tempo le isso allo zaino, inforco la Punto, parto... OK.
Sono le 8.10, sopra Forno di Coazze, all'inizio del sentiero che monta al Rifugio della Balma. Esco, chiudo, cammino... sono felice.
Niente da fare, conscio che ormai la direzione intrapresa dall'auto riporta verso la pianura, entro nel più atroce sconforto. A consolarmi è "La spada nel cuore" sbraitata dispettoso da Battisti.
Torno a casa con le prime luci del giorno, tolgo la roba dall'auto, scollo malinico le pelli dal fondo degli sci. E' finita....... NO! Ad aspettarmi sarebbe un'altra giornata casalinga o un maledetto pomeriggio fra l'immonda società di questi giorni; c'è ancora tempo, sono solo le 7.30, intravedo in fondo all'armadio il sacco con le ciaspole... salverò il salvabile, senza perder altro tempo le isso allo zaino, inforco la Punto, parto... OK.
Sono le 8.10, sopra Forno di Coazze, all'inizio del sentiero che monta al Rifugio della Balma. Esco, chiudo, cammino... sono felice.
La gita:
Mentre scorrazzo sulle prime rampe penso al girovagare mattutino, il Natale è riuscito a tenermi in stallo anche sta volta, vediamo chi la spunterà alla fine.
Fa piuttosto caldo, ridicolo pensando che siamo ai primi di gennaio; sono appena oltre il bosco quando sosto per sgusciare da ogni tipo di indumento sudaticcio... mi ritrovo stupidamente in canottiera, massì.
La neve! La vedo, ce n'è poca, ma è più su... inizio le rampe che portano al rifugio. Guardo attorno e mi chiudo nelle consuete riflessioni e pensieri di marcia.
Salgo di quota, ormai sarò intorno ai 2.400, poco sotto il rifugio... è una cosa strana, capita ogni volta che raggiungo quel livello; la mente si alleggerisce, pressioni e preoccupazioni vengono meno, sono entrato nel magico mondo della montagna, dove tutto è chiaro, è normale, onesto... sono in pace.
Arrivo al rifugio, non c'è nessuno, che gioia! Sosto a sorseggiare un thé caldo, addento una mela, riparto. Ecco la neve! Si affonda, metto le ciaspole.... devo impegnarmi affinchè servano davvero, devio sui punti risparmiati dalle margherite; una mi sfotte, la strappo.
Inizio a chiedermi dove caspita sto andando, alzo il naso e vedo il Roubinét... andiamogli incontro!
Poco più sù, quel che era comprensibile del sentiero sparisce, rimane solo un delicato manto nevoso, finalmente! Guardo i canaloni che minacciano slavine ai bordi delle punte. Che antipatici.
Sono poco sotto il pianoro che precede la salita del Colle del Roubinét, mi fermo. Avvolge l'insicurezza; le rampe del colle sono ripide e la fioca, anche se poca, non da l'aria di un buon assestamento. Non mi va di richiare una stupida caduta, cambio meta.
Lo sguardo cade sulla cresta che fa da spartiacque tra il vallone della Balma e quello del Pian Real. Scarpino fino in cima, butto l'occhio sulla cresta che condurrebbe goffamente alle vette. La neve mi avverte ancora: "fermati Cane!!". Massì, basta salire... sono a spasso del resto.
Mangiucchio e scatto due pessime foto dal telefono (dedite solo a questo post).
Sorseggio ancora del thé, sono assorto dall'ambiente; che gioia... è davvero il mio Sistema; volgo uno sguardo infastidito verso la pianura, verso le case e le città... "guarda che foiba, fra poco dovrò tornarci, ahimè, lasciamo stare, penso ad altro... ooh ma che bel vento!!!"
Più in basso spunta una figura umana, si muove timidamente sulla neve. incuriosisce, scendo.
Il pendio svela qualche avventura; la neve è dura, salendo con le ciaspole non ci pensavo troppo, ora calzo solo gli scarponi... pianto i piedi con forza per far scalini, un po scivolo... meglio non cadere però, farei una bella slittata. Arrivo in fondo illeso.
Mi avvicino all'omino, è un signore sui 50', dice di aver seguito le mie tracce, sperava lo portassero sul Roubinét. Forse è meglio per entrambi. Lui si ferma a mangiare, saluto e proseguo verso il Rifugio.
La mia discesa è scossa dall'incontro con un branco di camosci; li seguo un po'; uno non fugge, sarà intrepido o malato? Sembra piuttosto molto pigro, il tepore del mite inverno e il gongolio della vita del parco volgono a loro favore. Provo a fotografarlo, un gesto sempre irrispettoso trovo, apriamo una parentesi sulla fauna alpina:
[CAMOSCIO: Il cavaliere dei monti, agile e splendido, vigila solenne dall'alto di qualche roccia, rare volte riesci ad avvicinarlo. Unico suo superiore in terra: sua maestà Stambecco. Prezioso e schivo, il camoscio incanta con fughe, corse acrobatiche assai azzardate sui terreni più disperati, robe da far impallidire un qualunque Valentino Rossi. Inutile sottometterlo; in sua presenza devi prostrarti umile e discreto, solo così riuscirai, forse un giorno, ad estrarre gli insegnamenti che meritano. A suo modo sa essere anche un grande amico: quando vi perdete in montagna provate a seguir lui o le sue orme... vi condurrà sempre sulla retta via.]
In prossimità del rifugio, a farsi voce non son più i fischi dei caproni ma gli schiamazzi umani. Sparisce un certo incanto, è tempo di andare.
Scendendo mi volto ancora al rifugio e alla sua cornice di vette; caspita ogni volta la stessa storia... vivere la montagna sempre in toccata e fuga è giusto, ti permette di degustarla in tutte le sue bellezze, ma al momento del distacco ti fa sentire ingrato ai suoi occhi!
Chiedo al quadro se vuole seguirmi, un fruscio s'alza nell'aria, forse è lui che mi manda al demonio. Saluto e proseguo.
Mi avvicino all'auto, tornano i pensieri e le preoccupazioni... mi fermano anche un gruppo di escursionisti, pieni in mano di carte e mappe dei sentieri, dire che basta seguire i segni rossi sulle pietre! Hanno un'aria sconvolta: " Quanto manca al rifugio??"
Rieccomi al parcheggio, con fare scorbutico faccio rotolare lo zaino nel bagagliaio, estraggo dal termos gli ultimi sorsi di Thé... ancora caldo.
S'avvicina un signore carico di figli, tutti vestiti freschi di negozio, vuole sapere se è possibile salire ancora con la macchina... non so, per i boschi forse: «spiacente signore, ci sono dei limiti oltre i quali non le è concesso andare.» Badate, son stato gentile!
speriamo che leggendo la gente capisca! sono commosso
RispondiElimina