giovedì 21 giugno 2012

ANTICHI REPERTI


Mi è capitato recentemente di imbattermi in alcuni scritti di vecchia data, nascosti nel ricco e pomposo Blog de I Cuori Solitari. Ho pensato che era un po' triste e ingiusto fossero capitombolati nell'ombra; rileggendoli e trovandoli interessanti ho pensato di spolverarli e presentarli su questa pagina che, comunque, gli rende maggior giustizia in fatto di tematica.

1) Il primo Post lo trovate nella forma originaria (anche se identica) quì

Innanzitutto...

Innanzitutto, salutiamo i cortesi visitatori. Desideroso di battezzare in grande la prima pubblicazione della rubrica dedicata alla Montagna, ho pensato di partire dagli albori del suo tempo, o meglio, dall'inizio della presa in considerazione dell'uomo sotto un ottica alpinistica, quindi sportiva, ma ancor più spirituale. Per tal ragione, non ho potuto che scegliere l'impagabile alpinista triestino: l'ineguagliabile Emilio Comici. Perdonatemi tanta enfasi, torniamo ad una generazione superata, così come superate sono state, si può dire, ormai le immediate successive. Se pensiamo a quanto siamo giovani! Siamo al 19 ottobre del 1940, quando per un banale errore l'alpinista perde la vita precipitando dalle pareti della paestra di roccia di Vallelunga, dove era solito recarsi per gli allenamenti. Si spegne così uno delle figure più rispettabili dalle dolomiti, ma anche dalle Alpi Occidentali e Guglie. Emilio Comici nasceva il 21 febbraio nella sua Trieste, in una terra fra le meno adatte per forgiare lo spirito del verticale. Successivamente si dedicherà alla speologia, ed è proprio nelle viscere della terra che l'uomo si farà alpinista, conoscitore profondo dell'anima della montagna. Questo insolito passaggio, sarà la chiave che porterà alla disciplina alpinistica, ovvero l'approcio sportivo con la dimensione verticale delle Alpi, ad una insolita rivoluzione. Oggi siamo abituati, possiam dire quasi annoiati, di sentir nominare quella parola: "Alpinismo", parola che facilmente viene fatta passare come atto estremo contro la natura, sfida eroica e inutile. Ma anche no! C'è chi ne rivaluta l'aspetto primordiale, l'incontro uomo-natura, il ricongiungimento, il distacco sociale. Quante se ne sono dette, quanto è stata strapazzata quella parola dall'aspetto tanto maestoso: Alpinismo. Nel bene e nel male. Ma cosa cela di tanto interessante, di tanto invitante, di tanto incomprensibile? Qual'è il suo segreto? Da queste domande è stato concepito, le risposte sono poi state date differenti a seconda degli interpiti, degli studiosi e degli alpinisti che ne han fatto la storia. Ma la storia ha finito con fare gli uomini, l'unico animale che per natura tende ad evolversi sistematicamente per sopraelevarsi al mondo. Anche alla montagna, al suo significato. Oggi conosciamo l'alpinismo, conosciamo gli uomini che hanno perfezionato se stessi sino a vincere le invincibili pareti dello Yosemite, che hanno saputo tirar su diritto anche dove tutti prima di loro avevano desistito, cambiando rotta. Oggi sappiamo di uomini che riescono a vincere la gravità con solo la punta delle unghie, a volte nemmeno con quella... chissà con cosa! Ogni tanto però finiamo con il gurdarci attorno, distaccare l'occhio assorto da quei grandi atleti che sembrano aver vinto ogni ostacolo, ogni intinerario, ci ritroviamo col ricordarci del pianeta, del suo territorio e della sua essenza, il suo mistero. Fu il mistero, che il 14 agosto 1933 aleggiava nel cuore di tutti coloro che avevano sentito di una nuova via aperta da Comici sulla Cima Grande del Lavaredo; come poteva un uomo aver potuto passare laddove nemmeno i grandi dell'epoca erano riusciti? E' un eroe, è un angelo, "l'angelo delle dolomiti". Nel mondo di oggi, l'eroismo ha assunto significati diversi, c'è chi dice più profondi. Con questo articolo, non si vuole eludere alla grandezza di Emilio Comici come alpinista tecnico, ma come filosofo. Dal suo libro postumo, uscito nel 1942 ed enfatizzato dalle autorità fasciste con il titolo "Alpinismo Eroico", ritroviamo solo un uomo amante della montagna, che si descrive attraverso essa in piccole recensioni, con semplici nozioni lessicali, con piccoli accenni tecnici. Insomma, come chi si sente piccolo al cospetto maestoso del monte, ma che con tale rispetto lo affronta, lo vive in tutta la sua grandezza. Con questo primo intervento, si vuole fruire al lettore una fonte per trarre dall'alpinismo la sua essenza primitiva, la sua vera filosofia ed il senso per cui si andava e si deve andare ancora oggi in montagna.
Buona lettura!!
Alpinismo Eroico di Emilio Comici ( a cura di Elena Marco) Vivaldi editori pubblicato il 1994 Codice EAN: 9788878081178
















2)Ora invece post prendiamo in considerazione un libro che narra le vicissitudini di una faccenda incresciosa sulla conquista d'un nobile cazzone calcareo delle dolomiti. Saverino Casera presentò molti interrogativi sulla sua conquista che Gogna e Zandonella Callagen ripercorrono fedeli... ma non diciamo altro, diciamo solo che quanto segue lo si trova nella sua forma originaria quì.

Processi alle verità Oblique

Noto con un certo piacere che i ritmi di aggiornamento da queste parti si susseguono a ritmi sostenuti. Sarà meglio darsi da fare; si rischia d'esser sopraffatti dalle recensioni cinematogragiche e dagli ottimi consigli musicali. Non vorrei mai! Mi accingo dunque ad argomentare ancora sulla montagna, nello scorsa pubblicazione rendevo conto ad uno dei più grandi alpinisti italiani. Troppo spesso si tende ad identificarla attraverso gli uomini che l'hanno affrontata e vinta, ma peggio ancora, ci si rammenta sempre più di loro e sempre meno degli spazi in cui hanno operato. E' un argomento complesso,rileva in qual modo la natura storta dell'uomo, il suo continuo prevalere. Ma questo discorso lo abbiamo già accennato, per noia non lo approfondirò ora. Mi preme invece menzionare l'ultimo libro pubblicato dalla coppia vincente Alessandro Gogna, Italo Zandonella Callagen nel 14 giugno del 2009. Forse per mea culpa, forse no, l'ho scoperto soltanto ora, ma vabè, bando alle ciance. il titolo ne racconta la trama: "La verità obliqua di Saverino Casara". Gogna, alpinista d'eccezione e ottimo giornalista, questa volta si concentra a dar un quadro preciso sulla dubbia ascesione dello scalatore veneto su una delle più belle guglie delle dolomiti friulane. Il Campanlie di Val Montanaia. Processi, contraddizioni, illustrazioni del percorso e chi più ne ha più ne metta, il libro ripercorre tutte le angherie del protagonista in seguito al suo "impossibile" superamento d' un tratto del passaggio chiave della via normale e principale, vinta poco prima dagli austriaci Wolf von Glanvell e Karl von Saar. Cosa aspettarsi da questo lungo racconto? Innanzitutto un reperto storico, condito da un' ottima stesura dei fatti, ben descritti, ripercorsi e ben studiati, vivacizzato da una lettura pimpante, firma del resto sempre ben nota dell'autore. Letto da un punto di vista meno fiscale, v'invito a riflettere, trovando interessante quanto la vicenda s'evolva in un lento ed inesorabile discorso dell'inutile. Infine abbiamo solamente una serie di nuovi dubbi sulle capacità atletiche dell'uomo, un sacco di persone che l'hanno calunniato, alcuni che l'hanno difeso, una montagna che non azzarda dar giudizio. Forse ride, però. La penna astuta degli autori, tuttavia, considera il ragionamento in un conclusivo discorso aperto con una simpatica battuta ( "Al lettore che ci ha seguito fin quì e non ha ancora esclamato: ghe ne go do maroni di sto Casara... chiediamo la pazienza di leggere queste ultime note conclusive" pag.280). Infine, per tutti gli amanti della strampalata narratività di Mauro Corona, tengo a segnalare il visionario intervento inserito sotto il titoletto de "Dialogo con il Campanile"(pag 303). Non mi resta che mostrare i dettagli finali, e natualmente augurare:
Buona lettura!!
La Verità Obliqua di Saverino Casara di Alessandro Gogna, Italo Zanolla Callagher Campo/Quattro Editori pubblicato il 14 giugno 2009 cod ISBN 978-88-8068-433-6
















3) E ancora; un discorso che riprende le tematiche dell'inizi dell'arrampicata sportiva e di uno dei suoi cultori, Reinhold Messner, come sempre quì trovate la fonte originaria.
 

La nuova frontiera

Eccoci arrivati, del resto era prevedibile. Mi scusino altre pertiche dell'alpinismo per averle bruscamente scavalcate, ma credetemi ho buoni motivi! Per chi non l'avesse ancora intuito, si parla di Reinhold Messner. Massì, inutile presentarlo. Il barbuto altoatesino è tutt'oggi il più celebre dei galeotti ad aver affrontato i più svariati monti della terra. Profondo conoscitore della filosofia e della sua vocazione, ha scritto alcune delle pagine più importanti dell'alpinismo: nella collezione spiccano ovviamente le insuperate imprese himalayane (fu il primo a conquistarne più di quattordici vette), la terribile tragedia vissuta durante la spedizione del Nanga Parbat, la stupefacente prima ascesa del monte Everest senza l'uso delle bombole d'ossigeno. Bene, breve ripasso effettuato.
Dal lato narrativo, Messner ci delizia con una serie prodigiosa di libri; incolla a se l'interesse dei molti, sia con la penna che come oratore di numerose interviste e conferenze.
Uno in particolare, però, rintengo sia la sua gemma. Reinhold Messner opera il suo mestiere in un punto cruciale della storia alpinistica. E' la fine d'un era, le Alpi sono state, diciamo, tutte vinte. Non c'è pendio, sentiero o parete che non abbia attirato a se l'attenzione dei temerari, l'alpinista si ritrova mendicante d'impresa, privo del motivo principale che lo sprona all'avventura. Siamo agli inizi degli anni '70 quando un nuovo spirito d'intesa dei valori sconvolge gli animi della gente, dei giovani. Il cruciale '68. Accade infatti, che anchel'alpinismo viene rivoluzionato da una nuova arrampicata, il free-climbing. Parliamo di quello che tutti oggi intendono "arrampicata libera", un nuovo modo di vivere il verticale, introdotto direttamente dai grandi scalatori americani che esercitano sul granito dello Yosemite. E' una tecnica affinata, arriva un nuovo tipo di materiale, che comporta un incremento incredibile delle possibilità di affrontare "l'impossibile". Quello che fino a ieri era insuperabile, oggi viene giocato sulla sicurezza dei chiodi ad espansione, ma anche sui piedi poggiati su "comodissime" staffe, quando la roccia si fa troppo scivolosa. E' questione di poco tempo che venga riconosciuto il settimo grado, la nuova frontiera che chude finalmente quello che troppi anni era stato la massima difficoltà raggiunta sulla scala Welzembach (classificazione delle difficoltà alpinistiche su roccia che va dal 1° grado "facile" in poi, idealizzata dal tedesco Willy Welzembach). le polemiche non mancano, Messner è ancora agli inizi di una grande carriera, molto giovane e protetto dalle sue Dolomiti, inizia un magnifico approcio che lo renderà un arrampicatore eccellente. Ispirato dai grandi del passato, quali Paul Preuss e Hermann Bhul, Messner sposa la nuova arrampicata sportiva, rammentandosi però delle antiche filosofie volte a non invadere la montagna con ogni diavoleria metallica che ne permetta il superamento. Il ripudio agli artefatti umani, viene ampliamente argomentizzato nello storico articolo pubbliato nel 1968 sulla Rivista Mensile del Cai, sotto lo spietato titolo:" L'assassinio dell'impossibile". La carriera da climber, tuttavia, doveva essere stroncata dalle amputazioni avvenute in seguito alle losche esperienze in Himalaya; ciò non lo fermò, tuttavia, dal prendere posizione definitiva su quella che doveva diventare il futuro dell'arrampicata libera. Nasce così il libro. Settimo Grado, è un resoconto personale, scrive l'autore: « le mie esperienze, così come man mano le ho trascritte, completate da articoli di giovani arrampicatori, danno vita a questo libro e cercano di trasmettere la gioia di vivere dell'arrampicatore estremo». Oggi, tutti coloro che vivono la montagna, sono favorevoli al settimo grado, così come all' VIII, al IX e ormai al decimo. Ma se tanto giustamente i numeri avanzano, è bene ricordarsi dell'essenza per cui oggi vivono. Questo libro ne tiene conto.
 Buona lettura!!  

Settimo Grado di Reinhold Messner De Agostini editori pubblicato il 1979

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