Questi ultimi giorni sono stati segnati da una terribile pugnalata, a volte non è necessario conoscere intimamente una persona affinchè la rabbia della sua scomparsa lo ferisca nel profondo.
Walter Bonatti è stato il più alto punto di riferimento per chiunque ami un certo alpinismo (classico, moderno e futuro) visto come una disciplina e vocazione di vita e non uno dei tanti e forse anche stupidi sport che conducono all'estremo. Era capace di tutto, di sopravviere dove gli altri si sono arresi, di incantare con le sue imprese, le sue filosofie, i suoi principi che hanno contribuito a mantenere con difficoltà questa pratica pulita e onesta come dovrebbe sempre essere affinchè quel rischiare fine a se stessi non perda di senso.
L'uomo immortale, il sire delle montagne alla fine è stato comunque abbattuto dal più vigliacco dei mali, diventa umano con una notizia letta sul Corriere e dopo tante avventure e rischi passati, com'è possibile mi chiedo... Lo sconforto per chiunque abbia riposto tanta passione nella montagna attraverso il suo mito, torno a dirlo, è altissimo.
A questo punto davvero mi auguro , che le prossime generazioni non dimentichino questi grandi personaggi, che a loro modo hanno segnato un'epoca, influenzato le prossime ed insegnato loro a vivere, soffrire per giusti ideali, rispettare e conoscere la stupenda natura, scoprirla continuamente e affrontarla nella sua seducente pericolosità, forgiarsi attraverso essa, adempiere ai propri scopi ma con rigorosa umiltà, tutti valori che per altro si cercano continuamente nella società e che sempre meno riemergono. Questo ci hanno lasciato i grandi alpinisti, le loro folli imprese e il loro stupendo scenario.
Era un'ultimo sentitissimo cordoglio; ma che vorrebbe essere ripetuto finchè, rialzando lo sguardo sui picchi ritorni l'immagine atletica di quell'eterno giovanotto che con la gioia negli occhi sminuiva tutti dicendo: " scalavo, e salivo sempre, senza fermarmi..."
Grazie Walter, da tutti!